Giancarlo Brocci ospite del Salotto di Strade di Siena
Silvia Livoni
Giancarlo Brocci ospite del Salotto di Strade di Siena
Si è appena concluso un week end memorabile a Siena, in cui si sono scritte nuove pagine della storia del ciclismo.
Un week end di grande bellezza in cui gli ospiti erano gli atleti e le atlete che hanno alzato la polvere che ci ha fatto sognare, e ospiti erano gli spettatori sempre partecipi e calorosi e i 6.000 amatori che si sono confrontati sulle stesse strade la domenica.
Tutti ospiti che vorremmo virtualmente nel nostro salotto per conversare e per scoprire come ognuno vive la bicicletta proprio come abbiamo chiesto a Giancarlo Brocci.
SdS : TI ricordi la tua prima bicicletta?
Giancarlo Brocci: Come non ricordare la mia prima bici, una 24 azzurra con cui tentai persino un’uscita disastrosa (caddi con ferite e botte a casa) oltre le nostre Colonne d’Ercole gaiolesi di Badia a Coltibuono, Brolio e Pianella. Ma la prima seria degna di menzione è l’attuale numero uno del Registro delle Bici Eroiche, acquistata usatissima dal Cesare di Bega, il figlio del macellaio, amico e dirimpettaio. Era blù anch’essa, griffata Gagliardi, nostro meccanico paesano. Scoprii con le prime Eroiche che in origine quella bici era una Olmo del 1948 e che devo al grande amico ferrarese Medardo Fioresi, tra i primi eroici e poi presidente di quel Registro, il suo ripristino con ogni pezzo originale mancante.
SdS: Che tipo di ciclista sei ?
Giancarlo Brocci: Sono un grande appassionato, soprattutto della storia del ciclismo e della grande letteratura che ha fatto scrivere. In bici con continuità ho cominciato ad andare da vecchio, diciamo dal Duemila in poi, diventando un ciclista lento, molto turista ma anche da lunghe percorrenze, perchè invecchiando l’unica cosa che possiamo migliorare è la resistenza. Mi son fatto tante cose, da allora, tutte all’insegna dell’impresa nell’arrivare in fondo. Comunque il curriculum può suonare eroico: 2 Parigi-Brest-Parigi, una Bergamo-Roma-Bergamo, una 1001 Miglia, 2 Trondheim-Oslo, una Bordeaux-Parigi, 3 Bamako-Dakar, la Roubaix, il Fiandre, la Liegi, diverse altre cose e ben 6 Prestigi consecutivi, ovvero i percorsi lunghi di almeno 7 Granfondo italiane annuali con tutte le più dure. Poi l’acuirsi di miei impegni e casini mi ha costretto a consigli molto più miti.
SdS: Andare in bicicletta per te è?
Giancarlo Brocci: Libertà e benessere, modo per tenersi in forma, tenere sotto controllo il peso di uno che ingrassa per educazione, obbligato ormai ad un mare di rappresentanze. In bici ci si guarda intorno, si apprezza ciò che sfugge con l’auto, si pensa, si progetta, si conoscono persone mediamente migliori, si recupera il sorriso quando si allenta la morsa, spesso la maleducazione, del traffico.
SdS: Solitamente pedali solo, in coppia o con amici?
Giancarlo Brocci: Ora pedalo molto da solo, ritagliando scampoli di tempo quando posso. Nei vari periodo ho fatto spesso coppia, per esempio agli inizi con Luca Bonechi, per la preparazione delle prove lunghe, o gruppetto con gli amici giusti. Di certo, fra i ciclisti eroici, è molto facile trovare compagnia che ti migliora non solo il pedalare ma umore e vita.
SdS:Che itinerari hai già pedalato nella provincia senese e che percorsi vorresti scoprire?
Giancarlo Brocci: La provincia di Siena, in qualche modo, penso di averla pedalata in lungo e largo, anche per la partecipazione ai vari Brevetti per le Parigi-Brest. C’è sempre una zona che si conosce meno, che rimane più lontana, il Sud della Provincia, ad esempio. Credo che il Senese tutto meriti grande considerazione ed è ciò che sta avvenendo presso ogni Tour Operator di settore, Va da sè che le nostre strade senza asfalto, di quella qualità ed in certi contesti, non le ha nessuno.
SdS:Hai una routine quando esci in bici ?
Giancarlo Brocci: Ora ho solo l’obbligo morale di fare almeno 50 km e riportare la salute a casa. Di certo, quando rimetto in moto il modesto motore punto in direzione Pianella, i 16 km da Gaiole verso Siena che più assomigliano alla pianura. Poi, appena sale un minimo la condizione, punto verso Brolio, la prima, ragionevole salita.
SdS:Cibi e vini abbinati alla bicicletta?
Giancarlo Brocci: Purtroppo (per la linea) sono un onnivoro e di roba la più semplice e tradizionale possibile. Il vino lo bevo poco e solo in compagnia; senza essere un intenditore ma è chiaro che mi piace buono e con un rapporto plausibile tra qualità e prezzo. In genere i nostri Chianti Classico lo sono, a partire da Barone Ricasoli.
SdS:Quali sensazioni ed emozioni caratterizzano le tue uscite in bici?
Giancarlo Brocci: Ora ho sempre molto timore di non essere all’altezza del mezzo e dell’impegno. Vanno un pò tutti più forte di me e spesso, essendo in bici per rappresentanza, la cosa mi da un pò d’ansia da prestazione. Meglio quest’anno, che son riuscito ad andare di più. Per esempio, anche per la formula dei due giorni, ho affrontato, e piuttosto bene, i 135 km de L’Eroica; ne ho ricavato una botta d’autostima che, come ho scritto, mi basterà fino a 15 giorni dopo morto.
Biografia
Giancarlo Brocci, da Gaiole in Chianti, è nato presto, uno degli ultimi fatti in casa, in quel 1954 che segnò la fine del Bartali corridore. Cominciò a sentir parlare e leggere di ciclismo quando ancora Coppi inseguiva i suoi ultimi traguardi e restava ben vivo nel cuore degli sportivi l’eco del duello sportivo del secolo. Laureatosi in Medicina e Chirurgia, ha sempre fatto altro, al costante inseguimento delle sue passioni. Per la prima, la politica, ha interrotto presto una promettente carriera scrivendo (estate ’88, prefazione Michele Serra) “Ridatemi il PCI”, un modo per dire fuori mi chiamo e per preconizzare la grande crisi della sinistra con l’avvento dei mestieranti. Brocci si è occupato molto di sport, praticandolo poco per qualche limite atletico, amandolo molto, rendendosi conto presto, anche in quel campo, che i professionisti ed il business si stavano rubando ogni giocattolo. Scrisse di Bartali con Gino ancora vivo, quando Coppi, morto precoce, sembrava aver stravinto il duello; “Bartali, il mito oscurato” rivisitava un confronto che non poteva avere vincitore.
Ma Brocci è oggi, soprattutto, l’inventore de L’Eroica, la cicloturistica d’epoca che ha fatto riscoprire il ciclismo che fu, la sua poesia, al mondo intero, e dell’Eroica per professionisti, prima edizione 9 ottobre 2007, oggi Strade Bianche.
Dai suoi scritti sono usciti anche “L’Eroica, storie, imprese e sogni sulle strade bianche” del 2014, “Luciano Berruti”, nel 2017, scritto (col figlio di Berruti, Jacek) per la scomparsa dell’icona, del numero uno del popolo degli eroici e “Bartali l’ultimo eroico”, Edizioni Minerva, frutto della quarantena, edito nel 2020. E’ appena uscito anche “L’Eroica, le 100 Meraviglie”, Typimedia Editore.
Silvia Livoni