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L'Arbia colorata di rosso

La Barriera di San Lorenzo, a Siena meglio conosciuta come “Le Lupe”, è un varco nella cinta muraria, operato alla metà dell’Ottocento per collegare il centro storico con la prima stazione ferroviaria. Il riferimento a San Lorenzo lo si deve ad una chiesa, non più esistente, che a partire dall’XI secolo accoglieva i pellegrini, mentre il termine “barriera” si riferisce al cancello dove si pagava il dazio per entrare in città, con ai lati due lupe che si possono ammirare sui resti delle mura.
Inaugurata il 14 ottobre 1849, la stazione venne accolta con tale favore che la domenica successiva, per celebrare l’evento, venne effettuato un Palio straordinario, alla presenza della famiglia granducale. Tutto era stato “predisposto” perché la vittoria andasse alla Tartuca o all’Aquila, Contrade che avevano colori e stemmi graditi agli aristocratici filo-lorenesi che assistevano alla corsa; vinse invece l’Oca, esaltando così i liberali che vedevano nei suoi colori – verde, rosso e bianco – il simbolo dell’unità e dell’indipendenza italiana.

La Basilica dell’Osservanza, di impianto semplice e quasi spoglia all’esterno, all’interno è elegante ed armonica, di gusto tipicamente rinascimentale, un vero e proprio scrigno d’arte.
Fu San Bernardino, frate minore francescano, predicatore istrionico e provocatore, a volere la costruzione di un convento su questo colle dominato dalla quiete e dal silenzio, secondo lo spirito “osservante”.
Il suo aspetto esterno, come detto, è caratterizzato da forme semplici ed armoniose.
Quasi completamente distrutta dai bombardamenti del 23 gennaio 1944, appena cinque anni dopo la Basilica venne ricostruita seguendo fedelmente il disegno iniziale e reimpiegando per quanto possibile i materiali originali.

A Montaperti, ci troviamo nel luogo della celebre battaglia tra l’esercito ghibellino di Siena e quello guelfo di Firenze così tanto nominata, esaltata e celebrata a Siena per la vittoria riportata sugli storici nemici fiorentini. Il sito è ricordato da un cippo commemorativo a forma di piramide che sorge, circondato da cipressi in alto sull’omonimo poggio.

Sempre in zona sono da visitare la Chiesa di Sant’Ansano nella località di Santa Maria a Dofana e la fonte termominerale dell’Acqua Borra.
La chiesa romanica di Sant’Ansano sembra risalire al VII secolo e fin dal 1107 custodiva in un prezioso reliquiario il braccio sinistro di Ansano, patrono di Siena, che la tradizione vuole essere stato martirizzato poco lontano.
La fonte termominerale dell’Acqua Borra, già conosciuta dagli Etruschi e dai Romani, fu esaltata in vari trattati di medici e filosofi come acqua dagli effetti prodigiosi; il luogo, assolutamente suggestivo, si trova appena discosto dal corso del torrente Malena ed è individuabile grazie a una casa colonica isolata e addossata ad una parete di travertino, a fianco della quale sgorgano le acque termali che alimentano una vasca quadrata. Nel progetto del 2014 del Comune di Castelnuovo Berardenga l’Acqua Borra sarebbe dovuta diventare (diventerà?) il cuore di un parco ludico-termale che prevede un punto di sosta per camper, un’area destinata a giochi per bambini, un ristorante e altre strutture che incentivino il turismo.

Aree Attraversate

Di Siena e della sua armoniosa bellezza, hanno scritto in tanti, in tutti i tempi, ed è difficile inventarsi parole nuove per descriverne il fascino, soprattutto se non si è poeti. L’UNESCO l’ha dichiarata nel 1995 Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

José Saramago, scrittore portoghese e premio Nobel, era innamorato della Città e le ha dedicato parole che la descrivono con pennellate di emozione e passione profonde:

“Ed ecco Siena, la beneamata, la città dove il mio cuore si compiace veramente”. “Le tre colline su cui è costruita ne fanno una città dove non esistono due strade uguali, tutte contrarie ad assoggettarsi a qualsiasi geometria”. “Questo meraviglioso colore, il colore del corpo brunito dal sole, ma che è anche il colore della crosta del pane di granturco, questo colore meraviglioso va dalle pietre alla strada e ai tetti, addolcisce la luce del sole e si cancella dal viso le ansie e i timori”.

“Non può esservi nulla di più bello di questa città”. Piazza del Campo “una piazza inclinata e curva come una conchiglia, che i costruttori non vollero spianare ed è rimasta così, come se fosse un grembo”.

“Guardo i vecchi palazzi di Siena, case antichissime dove vorrei poter vivere un giorno, con una finestra tutta mia, affacciata sui tetti color argilla, sulle persiane verdi delle finestre, come nel tentativo di decifrare da dove venga questo segreto che Siena mormora e che io continuerò a sentire, benché non lo capisca, fino alla fine della vita”.

Una campagna, quella chiantigiana, diventata icona stessa di un paesaggio quasi ideale: alternarsi di colline fitte di boschi, di ordinati filari di vigne, di pennellate argentee di olivete. Nel replicarsi del disegno occhieggiano, alla sommità dei colli, i “poderi”, casolari con logge e piccionaie, e serpeggiano sterrati definiti da muretti e svettanti cipressi.

Imponenti ville, castelli, badie e pievi, piccoli paesi animati da secoli di genti che hanno vissuto e fatto questi luoghi.

Questo paesaggio, conosciuto e riconosciuto nel mondo, dal medioevo ad oggi l’ha disegnato l’uomo con il sudore, il lavoro e l’amore, creando un luogo a misura dei propri bisogni, senza spremere o sfruttare la terra ma assecondandone la generosità e raffinando, con perizia e ingegno, la produzione dei suoi frutti più preziosi: l’uva e l’oliva.

Ne nascono vini robusti dal sapore rotondo e intenso e un olio saporito e asprigno che esaltano i sapidi piatti di una cucina ancora ricca di prodotti dell’orto, del cortile e della caccia, come da sempre nella tradizione contadina che era, ed è, artefice di una cultura radicata in questa terra, ancora riconoscibile e unica.

Le Crete Senesi sono paesaggio di terra. Pioggia e vento hanno modellato e disegnato le colline d’argilla come lo scorrere del tempo su un volto le rughe: asprezza e dolcezza, rotondità e spigoli, solchi profondi e leggeri pendii, i segni di una lunghissima vita vissuta intensamente.

Le Crete Senesi sono paesaggio di mare quando, verde d’erba, carezzata dal vento la distesa di colline sembra muoversi: onde, a perdita d’occhio, fino all’orizzonte. Un’illusione di infinito, uno spazio cristallizzato e immobile, che estrania l’anima. Poi… si alza un vento più forte e le nuvole corrono cambiando i colori al paesaggio, si muove un gregge, si riflette il sole sulla finestra di un isolato podere con accanto un cipresso, si aprono sterrati come cicatrici nel verde.

Luoghi ideali se si cerca di allontanarsi dal mondo, come fece Giovanni Tolomei, di importante e ricca famiglia senese, che nel 1313 trovò il suo luogo nel “deserto di Accona”, dove fondò l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, non lontano dal tracciato della Via Francigena che si snodava più a valle, dove l’acqua muoveva mulini e dava all’uomo i mezzi per vincere la natura.