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Siena all'orizzonte

Porta San Marco, detta anche “delle maremme” è una delle porte della città rivolta verso sud: il suo accesso è possibile attraverso un arco ribassato. Fu edificata nel XIV secolo e ristrutturata due secoli dopo dal grande architetto senese Baldassarre Peruzzi. Come recita una lapide apposta al suo interno il mattino del 3 luglio 1944 il corpo di spedizione francese, al comando del generale Joseph de Monsabert, entrò a Siena attraverso Porta San Marco senza incontrare resistenza da parte delle forze nazi-fasciste recitando, proprio su ordine di de Monsabert: “tirate dove volete, ma vi proibisco di tirare al di là del XVIII secolo”.

Fogliano più che un borgo è una località̀ caratterizzata dalla Pieve di San Giovanni Battista, edificata alla fine del XII secolo, dove una sosta è d’obbligo: Siena e la sua Torre del Mangia si vedono in lontananza, assolutamente inserite nella dolcezza di una campagna che è chiusa, ad est, dalla catena dei Monti del Chianti.

Mugnano si caratterizza come piccolo insediamento dove svetta una bellissima casa-torre scarpata e dalla splendida Pieve di San Giovanni Battista, chiaro esempio di architettura romanica.

Pieve di Corsano, dai primi anni del Mille punto di riferimento per tutte le chiese ed i popoli della zona.

Della pieve di San Giovanni Battista a Corsano, oltre alla bellezza e alla purezza dell’edificio, c’è da ricordare una particolare leggenda. Si dice, che verso il XVII secolo qui si volesse dare in moglie la cosiddetta “sposa bambina”, una giovinetta di nome Laura, di appena 10 anni, figlia di un nobile locale, promessa in matrimonio ad un facoltoso signore che sarebbe stato in grado di risollevare le sorti della casata della ragazzina, ormai in disgrazia. Si racconta che il giorno delle nozze Laura, arrivata alla pieve insieme a suo padre ed entrata in chiesa, poco prima che il sacerdote santificasse il matrimonio, sia fuggita, lasciando alcune impronte davanti alla pieve. Da allora di lei non si ebbero più̀ notizie, ma la tradizione vuole che nelle domeniche di sole, in primavera, si possano trovare intorno alla pieve le impronte dei suoi piedi, come se la “sposa bambina” tornasse a visitare quel luogo da cui era fuggita.

Di San Rocco a Pilli sono da ricordare la Pieve di San Bartolomeo, di struttura romanica, pesantemente rimaneggiata in stile neoclassico, e Villa Cavaglioni, possente edificio settecentesco dalla forma quadrangolare sul cui retro c’è un bel giardino all’italiana. Sulla vetta di un piccolo rilievo si può visitare l’ottocentesca chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, opera di Agostino Fantastici.

Aree Attraversate

Di Siena e della sua armoniosa bellezza, hanno scritto in tanti, in tutti i tempi, ed è difficile inventarsi parole nuove per descriverne il fascino, soprattutto se non si è poeti. L’UNESCO l’ha dichiarata nel 1995 Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

José Saramago, scrittore portoghese e premio Nobel, era innamorato della Città e le ha dedicato parole che la descrivono con pennellate di emozione e passione profonde:

“Ed ecco Siena, la beneamata, la città dove il mio cuore si compiace veramente”. “Le tre colline su cui è costruita ne fanno una città dove non esistono due strade uguali, tutte contrarie ad assoggettarsi a qualsiasi geometria”. “Questo meraviglioso colore, il colore del corpo brunito dal sole, ma che è anche il colore della crosta del pane di granturco, questo colore meraviglioso va dalle pietre alla strada e ai tetti, addolcisce la luce del sole e si cancella dal viso le ansie e i timori”.

“Non può esservi nulla di più bello di questa città”. Piazza del Campo “una piazza inclinata e curva come una conchiglia, che i costruttori non vollero spianare ed è rimasta così, come se fosse un grembo”.

“Guardo i vecchi palazzi di Siena, case antichissime dove vorrei poter vivere un giorno, con una finestra tutta mia, affacciata sui tetti color argilla, sulle persiane verdi delle finestre, come nel tentativo di decifrare da dove venga questo segreto che Siena mormora e che io continuerò a sentire, benché non lo capisca, fino alla fine della vita”.

Le Crete Senesi sono paesaggio di terra. Pioggia e vento hanno modellato e disegnato le colline d’argilla come lo scorrere del tempo su un volto le rughe: asprezza e dolcezza, rotondità e spigoli, solchi profondi e leggeri pendii, i segni di una lunghissima vita vissuta intensamente.

Le Crete Senesi sono paesaggio di mare quando, verde d’erba, carezzata dal vento la distesa di colline sembra muoversi: onde, a perdita d’occhio, fino all’orizzonte. Un’illusione di infinito, uno spazio cristallizzato e immobile, che estrania l’anima. Poi… si alza un vento più forte e le nuvole corrono cambiando i colori al paesaggio, si muove un gregge, si riflette il sole sulla finestra di un isolato podere con accanto un cipresso, si aprono sterrati come cicatrici nel verde.

Luoghi ideali se si cerca di allontanarsi dal mondo, come fece Giovanni Tolomei, di importante e ricca famiglia senese, che nel 1313 trovò il suo luogo nel “deserto di Accona”, dove fondò l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, non lontano dal tracciato della Via Francigena che si snodava più a valle, dove l’acqua muoveva mulini e dava all’uomo i mezzi per vincere la natura.

La Val di Merse è il respiro delle Terre di Siena, è linfa, è sosta, riposo. E’ macchia mediterranea e giallo di ginestre, greto di fiumi, a volte torrenziali a volte placidi, regno di animali selvatici e liberi.

Tra i boschi, piccoli paesi fermi nel tempo, che niente hanno concesso alla modernità. Nel verde i tesori dell’acqua: resti di mulini che nel medioevo fecero l’economia di questa terra, acque termali dove si sono bagnati secoli di generazioni e di popoli, luoghi dove hanno lasciato tracce, persino nel dna degli abitanti, civiltà misteriose come quella etrusca, piccole pievi romaniche, castelli diroccati. Architetture sorprendenti a queste latitudini: ville signorili e giardini all’italiana, chiostri di monasteri dal fascino orientale come illustrazioni de “le mille e una notte” , mura di potenti abbazie che, ancora, nel silenzio, dominano il territorio e irradiano misticismo, eremi là dove leggendari cavalieri deposero le armi e cambiarono la propria vita lasciando tracce che a noi appaiono cariche di simbologia.

Distesa di colori che riposano gli occhi, suoni d’acqua e silenzio, odore di terra e profumo di salmastro nella brezza che viene dal mare poco lontano, sapore di frutti del bosco.