Via Cateriniana – Itinerario

BASILICA DI SAN DOMENICO

L’insediamento dei domenicani in città fu dovuto principalmente alla presenza dello Studium, l’attuale Università, e al fatto che l’Ordine, fondato dallo spagnolo Domenico di Guzmán agli inizi del XIII secolo, si prefiggeva il compito di combattere le eresie e perseguire la salvezza delle anime attraverso insegnamento e predicazione. Sia la chiesa che il convento furono ultimati intorno al 1265. La basilica, molto grande, doveva rispondere all’esigenza di una nuova evangelizzazione e quindi doveva essere adatta a contenere le molte persone che si recavano ad ascoltare le prediche dei frati, chiamati anche predicatori. San Domenico e lo stesso San Francesco avevano creato una modalità originale di vita religiosa, adatta alle nuove città commerciali: i loro frati non producevano da soli il necessario per vivere, come i monaci, ma dipendevano dalla generosità della gente in mezzo alla quale abitavano, erano “mendicanti”. I conventi sorgevano alla periferia delle città, nei sobborghi dove erano relegati i più poveri; la grandezza delle loro chiese era pensata proprio per accogliere la grande massa del popolino alle celebrazioni.

SANTUARIO CASA DI SANTA CATERINA

Dopo aver vestito l’abito di terziaria, o mantellata, Caterina continuò a trascorrere la vita nella sua casa natale, in accordo col nuovo modo di vivere la consacrazione a Dio introdotto per primo da san Francesco e accolto poi anche da san Domenico: l’istituzione del Terzo Ordine rappresentò infatti la risposta a tutti quei fedeli laici, uomini e donne, che, pur senza dimorare in un convento come i frati, desideravano praticare una vita cristiana intensa. L’appartenenza al Terzo Ordine offre, in altre parole, la possibilità di vivere la fede nel mondo. La figura di Caterina ne è un esempio emblematico: il trascorrere la sua esistenza entro le mura domestiche e per le strade della città anziché in un convento, il suo essere laica anziché suora, non le impedirono di entrare in comunione profonda con Dio e di vivere secondo i suoi insegnamenti.

I vari ambienti che costituiscono il Santuario consentono di entrare nell’intimità di Caterina a cominciare dall’oratorio della Camera, lo spazio maggiormente legato alla prima fase della vita della santa, dove, poco più che bambina, ella si ritirava in isolamento, dedita alla contemplazione e alla penitenza. Qui, a soli sette anni, fece voto di perpetua verginità, rinunciando nel contempo a tutti i piaceri materiali: cominciò a privarsi del cibo e del sonno, ad indossare il cilicio e sottoporsi a flagellazioni.

 

FONTEBRANDA E SALITA DEL COSTONE

La fonte medioevale di Fontebranda, la più antica tra quelle esistenti a Siena, ci permette di entrare nel contesto sociale in cui visse Caterina. La presenza della fonte aveva reso questo luogo uno dei centri nevralgici della vita quotidiana senese, in virtù della grande importanza che l’acqua rivestiva per la città. Siena, infatti, sorge su aridi colli, lontana da corsi d’acqua e da rilievi montuosi; per questo motivo, fin dai tempi antichi, la mancanza d’acqua costrinse i suoi abitanti a compiere sforzi notevoli, testimoniati ancora oggi dalla straordinaria rete di acquedotti sotterranei pazientemente scavati nella roccia: si tratta dei ‘bottini’, così definiti perché coperti da volta a botte, che andavano ad alimentare fonti, pozzi e cisterne. Uno dei due ‘bottini maestri’, ovvero gli acquedotti più importanti di questa rete, era proprio quello di Fontebranda. In ragione di ciò, le acque di questa fonte furono tra le più copiose e dissetarono per secoli mezza città, compresa Caterina e la sua famiglia; la fonte, inoltre, garantiva la sussistenza dell’attività di suo padre, che da qui attingeva l’acqua necessaria per tingere i panni.