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La terra senza dolcezza d'alberi

“La terra senza dolcezza d’alberi, la terra arida che rompe sotto Siena il suo mareggiare morto”.
E ancora: “Questa terra eccita e alimenta la condizione enigmatica dell’uomo: la rappresenta e la asseconda. Ciascuno di noi ha dentro di sé queste perplessità dense di mistero e qui trovano un luogo”.

Così scrive il poeta Mario Luzi a proposito delle Crete Senesi, il territorio su cui si svilupperà gran parte di questo tracciato, dal profilo altimetrico ondulato.
Subito dopo Arbia, il paesaggio cambia repentinamente e ci troviamo catapultati in una “terra altra” fatta di calanchi, biancane, mammelloni, le collinette tondeggianti a forma, appunto, di mammelle. E poi colline calve, dilavate, grigie, astrali, rigate dall’acqua, erose dal vento, in estate pieghe di territorio tormentate dal sole.
Pedaliamo lungo la Strada Lauretana in direzione di Asciano, una lingua d’asfalto che taglia un territorio mosso, che dopo un paio di chilometri prende a salire con decisione.
Chi volesse pedalare fin “nel cuore” delle Crete e vivere un’esperienza di forte impatto emotivo, oltreché fisico (il tracciato che qui proponiamo, in gran parte su creta, è percorribile con mountain bike e solo in periodi asciutti) deve seguire l’indicazione per Leonina e l’omonimo castello, complesso fortificato risalente ad epoca medievale, oggi conosciuto Relais.
Il Sito Transitorio è costituito da una duplice scultura (una seduta e un’ampia finestra in pietra) realizzata nel 1993 dall’artista francese Jean Paul Philippe.
Mucigliani, località dalla quale di scorge una veduta unica sulle Crete, sui primi contrafforti del Chianti e più lontano su Siena.
San Martino in Grania, antica pieve ricca di leggende, oggi in stato di decadenza, già attestata in età longobarda conosciuta anche come “Ligrania”.
Intorno un oceano di terra lunare, punteggiata da pochi casolari aggrappati sui colli, come a dominare il territorio, fino a Monteroni d’Arbia il paese più importante della zona.
Nei dintorni, Lucignano e Ponte d’Arbia, e i castelli più importanti e strategici come San Fabiano, Sant’Ansano Gherardi, Radi e Ville di Corsano.
Tra i castelli citati, merita una visita quello di San Fabiano che dista solo un paio di chilometri dal centro di Monteroni d’Arbia. Particolare è la torre del castello che faceva parte di un sistema di torri di segnalazione poste lungo la via Francigena, come quella di Radicofani a sud e la stessa Torre del Mangia a Siena.
La seconda parte di questo itinerario, 20 km circa, prende avvio dal centro di Monteroni lungo la Provinciale di Grotti, verso Radi, dominato dalla possente mole di un castello, oggi trasformato in villa, di cui rimane una bella torre scarpata, e dalla chiesa di San Pietro, di struttura romanica.
Da Radi a Siena, un continuo alternarsi di dolci salite (bellissime vedute sulla Città del Palio) e altrettante dolci discese con; l’ultimo tratto sterrato prima dei chilometri finali lungo la Cassia (fare attenzione al traffico) risulta abbastanza impegnativo.

Aree Attraversate

Di Siena e della sua armoniosa bellezza, hanno scritto in tanti, in tutti i tempi, ed è difficile inventarsi parole nuove per descriverne il fascino, soprattutto se non si è poeti. L’UNESCO l’ha dichiarata nel 1995 Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

José Saramago, scrittore portoghese e premio Nobel, era innamorato della Città e le ha dedicato parole che la descrivono con pennellate di emozione e passione profonde:

“Ed ecco Siena, la beneamata, la città dove il mio cuore si compiace veramente”. “Le tre colline su cui è costruita ne fanno una città dove non esistono due strade uguali, tutte contrarie ad assoggettarsi a qualsiasi geometria”. “Questo meraviglioso colore, il colore del corpo brunito dal sole, ma che è anche il colore della crosta del pane di granturco, questo colore meraviglioso va dalle pietre alla strada e ai tetti, addolcisce la luce del sole e si cancella dal viso le ansie e i timori”.

“Non può esservi nulla di più bello di questa città”. Piazza del Campo “una piazza inclinata e curva come una conchiglia, che i costruttori non vollero spianare ed è rimasta così, come se fosse un grembo”.

“Guardo i vecchi palazzi di Siena, case antichissime dove vorrei poter vivere un giorno, con una finestra tutta mia, affacciata sui tetti color argilla, sulle persiane verdi delle finestre, come nel tentativo di decifrare da dove venga questo segreto che Siena mormora e che io continuerò a sentire, benché non lo capisca, fino alla fine della vita”.

Le Crete Senesi sono paesaggio di terra. Pioggia e vento hanno modellato e disegnato le colline d’argilla come lo scorrere del tempo su un volto le rughe: asprezza e dolcezza, rotondità e spigoli, solchi profondi e leggeri pendii, i segni di una lunghissima vita vissuta intensamente.

Le Crete Senesi sono paesaggio di mare quando, verde d’erba, carezzata dal vento la distesa di colline sembra muoversi: onde, a perdita d’occhio, fino all’orizzonte. Un’illusione di infinito, uno spazio cristallizzato e immobile, che estrania l’anima. Poi… si alza un vento più forte e le nuvole corrono cambiando i colori al paesaggio, si muove un gregge, si riflette il sole sulla finestra di un isolato podere con accanto un cipresso, si aprono sterrati come cicatrici nel verde.

Luoghi ideali se si cerca di allontanarsi dal mondo, come fece Giovanni Tolomei, di importante e ricca famiglia senese, che nel 1313 trovò il suo luogo nel “deserto di Accona”, dove fondò l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, non lontano dal tracciato della Via Francigena che si snodava più a valle, dove l’acqua muoveva mulini e dava all’uomo i mezzi per vincere la natura.